
Questa è la prima immagine che appare su google se clicchi la parola "lavoro".
Una montagna di fogli che si appresta ad inghiottire l'impiegata seduta alla scrivania. Secondo la nostra costituzione, l'occupazione dovrebbe essere un diritto, invece siamo in un paese continuamente tartassato dall'instabilità, dalla poca voglia di investire sui giovani, che alle garanzie sociali preferisce lo sfruttamento selvaggio, chiamato con l'innovativa definizione di "flessibilità".
E' necessario essere flessibili, al passo coi tempi, ma in realtà significa il più delle volte lavorare con contratti umilianti, privi di tutele e anche poco remunerati.
Nella mia città, poi, avere una laurea è quasi motivo d'imbarazzo. Se cerchi un impiego al di sotto delle tue possibilità, vieni scartato perchè poi potresti pretendere di più di quello che ti offrono, ma allo stesso tempo non esistono, o quasi, posti qualificati.
L'alternativa è uscire dai confini della provincia - che non mi dispiacerebbe, a dire il vero - ma come fare con 1000 euro al mese a prender casa e mantenersi?
Ieri sera litigata del secolo con mio padre perché ha scoperto che non ho accettato un contratto di sei mesi.
Ho sempre lavorato, dal volantinaggio alla redazione, non mi sono mai tirata indietro, ma quando ci vuole una pausa penso sia stupido ignorare i propri bisogni.
Certo, ora l'incognita pesa, non so cosa arriverà a settembre, con quali condizioni. Vorrei davvero un posto che mi desse soddisfazione, e mi garantisse la possibilità di essere autonoma.
Chi vivrà vedrà. Comunque, quegli sfruttatori maledetti li obbligherei a vivere alle stesse condizioni che impongono ai lavoratori.
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