Incredibile! Sarà la follia di questi giorni pieni di pena e tristezza, sarà che ho perso tanti contatti, ma oggi tornare a Firenze non mi ha fatto più quell'effetto magico e pieno di nostalgia come ogni volta.
Certo, è stupenda, la mia madeleine gigante con la cupola e il piazzale, però mi pareva una vecchia attrice, ancora bellissima, ma non più nell'apice della fama, che non interpreta pellicole da lungo tempo.
Il pieno dei turisti, le spremute a 4 euro e 50 allungate con l'acqua, le vetrine luccicanti e forse meno invidiate per via della crisi - dato che la gente sta imparando a dare il giusto valore alle cose - ma sempre immobile e uguale a se stessa.
Langue appoggiata sull'Arno, come una Paolina Borghese centenaria, che continua a guardarsi allo specchio senza aprirsi al nuovo. Lo sai che non ti accoglie, ma le vai bene solo se sei di passaggio: manco da pochi anni e mi sento quasi una forestiera arrivata per la prima volta.
Cosa sogni, Firenze?
Come ti muoverai? Dove andrai? Resterai fedele alla tua identità?
Sono solo due le variabili impazzite che ho incontrato; la prima, è la commessa arrivata dall'Est: bella, sorridente e felice del suo lavoro e della sua famiglia, anche se non sguazza nell'oro.
La seconda è la studentessa del Liceo Machiavelli, che mi chiede venti centesimi con la sua scatola di cartone in mano: "perché stiamo occupando, e ci autogestiamo".
Anche se mi dà della signora, e non è passato poi così tanto tempo da quando distribuivo i volantini dalla scala del Pacinotti, è una ventata di aria fresca. Lei ci crede davvero che qualcosa cambierà. E questa, è la conditio sine qua non per realizzare un domani diverso.
Certo, è stupenda, la mia madeleine gigante con la cupola e il piazzale, però mi pareva una vecchia attrice, ancora bellissima, ma non più nell'apice della fama, che non interpreta pellicole da lungo tempo.
Il pieno dei turisti, le spremute a 4 euro e 50 allungate con l'acqua, le vetrine luccicanti e forse meno invidiate per via della crisi - dato che la gente sta imparando a dare il giusto valore alle cose - ma sempre immobile e uguale a se stessa.
Langue appoggiata sull'Arno, come una Paolina Borghese centenaria, che continua a guardarsi allo specchio senza aprirsi al nuovo. Lo sai che non ti accoglie, ma le vai bene solo se sei di passaggio: manco da pochi anni e mi sento quasi una forestiera arrivata per la prima volta.
Cosa sogni, Firenze?
Come ti muoverai? Dove andrai? Resterai fedele alla tua identità?
Sono solo due le variabili impazzite che ho incontrato; la prima, è la commessa arrivata dall'Est: bella, sorridente e felice del suo lavoro e della sua famiglia, anche se non sguazza nell'oro.
La seconda è la studentessa del Liceo Machiavelli, che mi chiede venti centesimi con la sua scatola di cartone in mano: "perché stiamo occupando, e ci autogestiamo".
Anche se mi dà della signora, e non è passato poi così tanto tempo da quando distribuivo i volantini dalla scala del Pacinotti, è una ventata di aria fresca. Lei ci crede davvero che qualcosa cambierà. E questa, è la conditio sine qua non per realizzare un domani diverso.