
Quante cose...sabato sera casalingo, ma per scelta. Avrei un sacco di appuntamenti, anche voglia di uscire, ma mi è presa la stanchezza atavica. E, visto che questa è la settimana delle mie decisioni storiche (e non), stasera decido di riposarmi, ascoltare il mio corpo.
La giornata è scorsa bene, pian piano mi sto rimettendo in carreggiata, dopo gli schiaffoni rimediati rispettivamente in amore-carriera-salute. Mi rialzo, riparto. Solo senza fretta, con la filosofia del bradipo. Nessuno mi corre dietro, quindi cammino alla giusta velocità; e so già che mettere bene in evidenza i miei desideri è un buon punto da cui entrare in pista.
Il resto, spero che venga da sé. Sono in una sorta di limbo del presente, una condizione che aleggia fra il voler mettere in stand by il passato, che per una storica è oro, e meno ansia - in positivo - del futuro.
C'è ancora spazio per qualche incursione in quello che è stato, per tuffarmi a piene mani in periodi felici che, pur sembrandomi ormai lontani anni luce, hanno lasciato tanto dietro di me.
Sono posti, colori, suoni, ognuno con la sua madeleine particolare.
Prendi Via San Gallo, la mensa di Sant'Apollonia, i dieci passi dal portone del Dipartimento di Storia alla soglia del cortile. Quell'odore uguale tutti i giorni, anche se cambiavano menu in continuazione, la tessera con la mia foto in versione russa (ribattezzata Kiaroskya!), le code con lo stomaco che urlava dalla fame, le conoscenze più o meno gradite, il colpo d'occhio con sguardo clinico per trovare tavolo, e possibilmente vicino interessante appena entravi, il cartoccino di latte Mukki formato succo di frutta (una delle più belle invenzioni di ogni epoca) e il descanso con 5 portate 5, al modico prezzo di 3.600 lire piantate nella pancia, che atterrivano anche il più cinghiale degli studenti.
Oggi quell'oretta magica e tragica, l'ho rivissuta con una delle mie grandi amiche del tempo, la Eli, trasferita da anni in Francia.
Certo, passare dal vederti tutti i giorni a incontrarti una volta ogni due anni quando va bene, l'è dura. Però penso che certi rapporti rimangano senza scalfirsi, e il nostro è uno di quelli. Di certo è fra le persone con cui mi sono divertita di più. Ora il tenore dei nostri discorsi è cambiato, ma lo spirito no, e anche se gli str**** dove lavoro mi hanno negato le ferie che mi spettano, e mi tocca rimandare il viaggio a Vichy da lei, prima o poi riuscirò a bisbocciare ancora una volta come nelle nostre migliori abitudini. L'apice è stato in occasione del viaggio di qualche anno fa nel suo paese d'origine, Sarteano, in cui ho stabilito il record olimpico di montenegri bevuti da una donna, lasciando sconvolti tutti gli avventori del bar locale.
Oltre ai miei deliri alcolici, era stata una tre giorni stra divertente, rilassante, di quelle che ti scaldano lo spirito e non scordi più. Forse la Toscana da cartolina è inventata apposta per i turisti inglesi e a te dicono che non esiste, ma io l'ho trovata. Quella e un sacco di altre volte, ed è anche per questo che mi è entrata nel cuore per non uscirne più.
Vediamo cosa succederà nei prossimi mesi, ma mi auguro di poter trovare sempre più spesso quel gusto per la vita, la goliardia, le bellezze incantate uscite dalla mano della natura e dell'uomo che mi hanno resa così felice di poterle assaporare.
La giornata è scorsa bene, pian piano mi sto rimettendo in carreggiata, dopo gli schiaffoni rimediati rispettivamente in amore-carriera-salute. Mi rialzo, riparto. Solo senza fretta, con la filosofia del bradipo. Nessuno mi corre dietro, quindi cammino alla giusta velocità; e so già che mettere bene in evidenza i miei desideri è un buon punto da cui entrare in pista.
Il resto, spero che venga da sé. Sono in una sorta di limbo del presente, una condizione che aleggia fra il voler mettere in stand by il passato, che per una storica è oro, e meno ansia - in positivo - del futuro.
C'è ancora spazio per qualche incursione in quello che è stato, per tuffarmi a piene mani in periodi felici che, pur sembrandomi ormai lontani anni luce, hanno lasciato tanto dietro di me.
Sono posti, colori, suoni, ognuno con la sua madeleine particolare.
Prendi Via San Gallo, la mensa di Sant'Apollonia, i dieci passi dal portone del Dipartimento di Storia alla soglia del cortile. Quell'odore uguale tutti i giorni, anche se cambiavano menu in continuazione, la tessera con la mia foto in versione russa (ribattezzata Kiaroskya!), le code con lo stomaco che urlava dalla fame, le conoscenze più o meno gradite, il colpo d'occhio con sguardo clinico per trovare tavolo, e possibilmente vicino interessante appena entravi, il cartoccino di latte Mukki formato succo di frutta (una delle più belle invenzioni di ogni epoca) e il descanso con 5 portate 5, al modico prezzo di 3.600 lire piantate nella pancia, che atterrivano anche il più cinghiale degli studenti.
Oggi quell'oretta magica e tragica, l'ho rivissuta con una delle mie grandi amiche del tempo, la Eli, trasferita da anni in Francia.
Certo, passare dal vederti tutti i giorni a incontrarti una volta ogni due anni quando va bene, l'è dura. Però penso che certi rapporti rimangano senza scalfirsi, e il nostro è uno di quelli. Di certo è fra le persone con cui mi sono divertita di più. Ora il tenore dei nostri discorsi è cambiato, ma lo spirito no, e anche se gli str**** dove lavoro mi hanno negato le ferie che mi spettano, e mi tocca rimandare il viaggio a Vichy da lei, prima o poi riuscirò a bisbocciare ancora una volta come nelle nostre migliori abitudini. L'apice è stato in occasione del viaggio di qualche anno fa nel suo paese d'origine, Sarteano, in cui ho stabilito il record olimpico di montenegri bevuti da una donna, lasciando sconvolti tutti gli avventori del bar locale.
Oltre ai miei deliri alcolici, era stata una tre giorni stra divertente, rilassante, di quelle che ti scaldano lo spirito e non scordi più. Forse la Toscana da cartolina è inventata apposta per i turisti inglesi e a te dicono che non esiste, ma io l'ho trovata. Quella e un sacco di altre volte, ed è anche per questo che mi è entrata nel cuore per non uscirne più.
Vediamo cosa succederà nei prossimi mesi, ma mi auguro di poter trovare sempre più spesso quel gusto per la vita, la goliardia, le bellezze incantate uscite dalla mano della natura e dell'uomo che mi hanno resa così felice di poterle assaporare.
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