L'ho chiamato così il trudino che ho trovato nell'uovo di Pasqua. Come un tatuatore-scrittore che ho visto al TG1, come uno dei miei migliori amanti, come Nico & the Velvet Underground.
E il terzo giorno resuscitai anche io, dopo 48 ore dolorosissime e rantolanti. Ancora un po' instabile, con tanta voglia di recuperare il terreno perduto, più calma e pacata del solito. Sinceramente pervasa di desiderio di lasciarmi guidare dagli eventi, ascoltare, invece di parlare e argomentare come mio solito.
E così è arrivata la mia Pasqua lenta, slow, che più slow non si può. Tranquilla e mai così gradita. Un pergolato instabile di una villa in rovina, ma ancora validissima per diventare ritrovo, memoria sbiadita di una festa di laurea colossale e irripetibile,un'amica, un cugino benritrovato, quattro basche, uno spagnolo trapiantato a Genova, due bergamaschi e vari zenesi. Champagne, Sciacchetrà, "Bireta", Vermentino, merendina di cartone con gocce di cioccolato del discount (col packaging più geniale che c'è). Mescolando sacro e profano, l'allegria vien danzando e si ripete ancora una volta la verità sempre dimostrata: una buona compagnia, una sana bisboccia e tante risate, sono sempre la ricetta migliore per tornare a vivere il gusto della vita.
domenica 12 aprile 2009
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